5 personaggi politici delle Marche | Marche travelling

Come sapete, domenica 4 Marzo si vota in tutta Italia, abbiamo pensato quindi di selezionarvi e presentarvi 5 personaggi politici che sono nati nelle nostre Marche. Cinque illustri che dovreste conoscere in vista delle prossime elezioni.

Non vi stiamo proponendo la lista dei nostri candidati marchigiani, non ci sono partiti che li possano rappresentare, ma sono alcuni dei personaggi politici più famosi che sono nati nella nostra regione. Alcuni sono famosissimi, altri meno celebri (secondo noi alcuni di voi ci rimarranno di stucco per la nascita di uno in particolare).

Enrico Mattei

Nacque ad Acqualagna (in provincia di Pesaro – Urbino) il 29 aprile del 1906, tutti lo conosciamo come uno dei principali presidenti dell’ENI, uno dei protagonisti del rilancio del miracolo economico dopo la guerra. Ma partiamo per gradi: Enrico Mattei nacque nel paesino in provincia di Pesaro-Urbino e, dopo aver frequentato le scuole elementari in Abruzzo dove si spostò per ragioni lavorative del padre, tornò nelle Marche, a Matelica dove iniziò a lavorare da molto giovane in una fabbrica di letti metallici.

Il suo impegno politico è dato dalla partecipazione alla guerra partigiana. Prese parte alla Resistenza contro il fascismo con il Comitato di Liberazione Nazionale. Iniziò la sua resistenza clandestina nel 1943 proprio nelle Marche quando la sua casa di Matelica venne perquisita dalle SS si spostò a Milano. Negli anni successivi assunse un ruolo di spicco all’interno dei partigiani di ispirazione cattolica preludio a quella che sarebbe diventata la Democrazia Cristiana.

Nel 1945 fu nominato commissario dell’AGIP (il suo incarico era quello di liquidare l’azienda) facendola diventare una multinazionale del petrolio quella che diventerà nel 1952 l’ENI. L‘ENI diventò molto influente nella politica italiana, e non solo, con i suoi accordi internazionali, con i finanziamenti ai partiti e con il quotidiano il Il Giorno. Mattei rimase sempre fedele alle sue idee partigiane legate al mondo cattolico sociale. La sua morte è ancora rimasta uno dei tanti misteri italiani (pensate che il giornalista Mauro De Mauro che indagava sul fatto venne rapito da Cosa Nostra 16 settembre 1970 e non fu più ritrovato) . Il 27 ottobre del 1962 morì in un incidente occorso al suo aereo privato.

 

Publio Ventidio Basso

Publio Ventidio Basso nacque ad Ascoli Piceno (si presume nel 90 avanti Cristo) fu uno dei generali dell’allora Repubblica Romana, visse negli anni della rivolta di Spartaco, della congiura di Catilina, della morte di Cesare e della fine della Repubblica. Divenne celebre per le sue qualità militari dimostrate nelle guerre di Modena e nella campagna partica.

Secondo le ricostruzioni degli storici prese parte all’esercito che sconfisse i Galli e divenne console per volere di Marco Antonio nel 43 a.C. Numerose sono le effigi che ricordano il celebre personaggio originario di Ascoli (che gli ha intitolato anche il suo teatro). Le guerre cui partecipò furono quelle contro i Parti nell’Asia romana, arrivò fino alle odierne Palestina e Siria (che egli stesso con il suo manipolo di guerrieri riuscì a riconquistare). Celebre in tutta Roma (tanto che le donne romane si vestirono a lutto alla sua morte) viene citato da Tacito a Plutarco e da Aulio Gellio.

 

Federico II di Svevia

Federico II di Svevia nacque a Jesi. In quel tempo suo padre, Enrico VI, venne incoronato a Palermo, re di Sicilia. Così che sua madre, Costanza d’Altavilla, in viaggio anche lei per seguire la celebrazione di suo marito, nel viaggio di ritorno, dovette dar vita al figlio proprio nel centro della cittadina marchigiana. Il 26 dicembre del 1194 nella piazza che oggi si chiama piazza Federico II venne allestito un baldacchino dove l’imperatrice partorì pubblicamente. Diciamo che questo personaggio non ha bisogno di molte presentazioni: re di Sicilia, Duca di Svevia, re dei Romani e quindi Imperatore del Sacro Romano Impero, re di Gerusalemme.

I suoi regni furono caratterizzati da grandi cambiamenti, nel campo artistico-culturale e nel campo legislativo soprattutto. Viene descritto come un capo popolo innovativo, apprezzato, colto (parlava 5 lingue fluentemente) ed energico. Visse principalmente nell’italia meridionale ma rimase molto legato alla sua città natale. Infatti, tra le altre cose, scrisse questa agli jesini nel 1239:

Se il luogo nativo è oggetto di spontaneo amore ed affetto indifferentemente da tutti gli uomini; se l’amore della Patria natale spinge tutti con la sua dolcezza, ne permette che ci si dimentichi di essa, noi, per la stessa ragione, e secondo natura, siamo portati ed avvinti ad amare Jesi, nobile città della Marca, insigne principio della nostra vita, terra ove l’illustre nostra madre ci ha dato luce, ove la nostra culla risplendette, con che questa città, la nostra Betlemme, terra di Cesare e nostra origine, è incisa nella nostra mente e profondamente radicata nel nostro cuore. E tu Betlemme, città della Marca, non sei la più piccola tra le grandi città della nostra stirpe. Da te infatti è uscito il principe dell’Impero romano chiamato a reggere e proteggere il tuo popolo e non permettere che tu debba ancora essere sottoposta ad un governo nemico. Sorgi, dunque, prima genitrice e scuoti l’angusta oppressione del nostro oltraggiatore. E poi che questi, per sua evidente ingratitudine, ha dimenticato di noi e dell’Impero stesso – prestato alla Chiesa, mandandovi il nostro diletto figliolo“.

 

Oddantonio II da Montefeltro

Nacque il 18 gennaio del 1427 ad Urbino fu un condottiero e politico e primo Duca di Urbino. Fu il fratellastro del più celebre Federico da Montefeltro (che però nacque a Gubbio) venne rappresentato nella Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca in un opera risalente al 1460 (quindi a pochi anni dalla sua morte avvenuta nel 1444).

Nel 1442 scombinò i piani della sua famiglia e di quella dei Gonzaga che volevano Oddantonio promesso sposo di Cecilia Gonzaga, nel 1443 fu investito al governo dei possedimenti di suo padre una volta che quest’ultimo morì. Il periodo per essere il capo popolo non era dei migliori perché le guerre che erano alle porte indussero il Duca ad aumentare le imposte, in un clima di totale sfiducia e di rivolte popolari venne assassinato nella notte tra il 21 ed il 22 luglio del 1444. Alle porte di Urbino il giorno seguente si presentò il suo fratellastro Federico che fu acclamato signore di Urbino, fatto che fa pensare ad una congiura familiare.

 

Filippo Corridoni

La città di Corridonia si chiamava in un primo momento Montolmo e poi Pausula, nel 1931, però, cambiò nome nuovamente in onore del suo celebre cittadino Filippo Corridoni, morto nella Trincea delle Frasche nel 1915. Si formò nell’Istituto superiore industriale di Fermo e divenne sin da subito un vorace lettore dei padri socialisti e dei rivoluzionari come Carlo Pisacane, Giuseppe Mazzini, Karl Marx e molti altri. Diventò famoso per essere uno dei primi sindacalisti rivoluzionari, nel 1907 fondò il giornale “Rompete le righe” di ispirazione antimilitarista assieme all’anarchica Maria Rygier, finì in prigione, partecipò ai primi scioperi, infuocò i giornali italiani con le sue idee rivoluzionarie da L’Internazionale a Bandiera rossa (da lui fondato).

Tumultuosi furono gli anni antecedenti alla Prima Guerra Mondiale: dal suo impegno con l’Unione Sindacale Italiana fino alla collaborazione con i fratelli De Ambris, gli attacchi a Benito Mussolini (allora direttore dell’Avanti!) giorni intensi di scioperi dove si arrivò alla settimana rossa di Ancona del 1914 quando fu attaccato persino dal Corriere della Sera. In un clima di tensione in un’Italia divisa tra interventisti e non, Corridoni prese parola in uno dei comizi affermando il suo credo antimilitarista.

Imprigionato e poi scarcerato nel 1914 Corridoni cambiò radicalmente la sua opinione e divenne a favore dell’interventismo con il suo Avanguardia. Nei primi di ottobre fondò i Fasci d’azione internazionalista, nella primavera del 1915 partecipò insieme al futuro dittatore Benito Mussolini a varie manifestazioni interventiste. Il 25 luglio 1915 partì per il fronte volontario, morì il 23 ottobre dello stesso anno.