
Abbazia di San Claudio al Chienti
L’Abbazia di San Claudio al Chienti che svetta imponente nei pressi di Corridonia, rappresenta uno dei più antichi e rilevanti esempi di architettura romanica nelle Marche.
Citata in alcuni documenti già a partire dall’XI secolo – anche se sembra probabile la presenza sul posto di una struttura ben precedente – la chiesa sembra ancora oggi rispecchiare nella quasi totalità la sua conformazione originaria. Caratterizzata da forme severe ed eleganti, che sembrano quasi quelle di una fortezza con la presenza delle due alte torri ai lati dell’ingresso – parzialmente ricostruite nel XIII secolo in seguito ad un attacco della vicina Macerata –, San Claudio al Chienti presenta alcuni elementi, come i quattro pilastri interni e la pianta a croce greca inscritta, che la accomunano ad altre tre chiese romaniche del territorio marchigiano: le abbazie di San Vittore alle Chiuse, di Santa Croce dei Conti e di Santa Maria delle Moje. Un vero e proprio complesso di chiese quindi, di cui San Claudio è ritenuta la capostipite.

Altra particolarità dell’abbazia in questione è quella di presentare in realtà due chiese sovrapposte, una al di sopra dell’altra e molto simili nella conformazione.
Queste particolarità – tra cui si segnala anche la presenza del bel portale gotico in pietra d’Istria che funge da ingresso della chiesa superiore, successivo all’edificazione della struttura – hanno fatto sì che sviluppassero diverse ipotesi sulle influenze architettoniche che portarono alla costruzione dell’Abbazia di San Claudio.
Se in un primo momento sembrava preponderante un’influenza bizantina e di modelli orientali, oggi si fa strada la possibilità di una derivazione nordica.
Molto semplice ed austero è anche l’interno della struttura, caratterizzato dalla presenza di numerose colonne ed archi. Tra i pochissimi elementi decorativi si segnala la presenza nell’abside centrale di due affreschi risalenti alla seconda metà del XV secolo raffiguranti San Claudio e San Rocco.