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Abbazia di Sant’Urbano

L’Abbazia di Sant’Urbano sull’Esinante si trova all’interno del territorio comunale di Apiro, in provincia di Macerata. Si tratta di un’abbazia benedettina dedicata, appunto, a Sant’Urbano, 17° pontefice della chiesa cattolica con il nome di Urbano I tra il 220 e il 230 d.C. e patrono di Apiro. Questo imponente complesso fu edificato con ogni probabilità a ridosso dell’anno Mille, e un’inscrizione sull’altare maggiore ne indica la data della consacrazione, avvenuta nel 1086.

Nel giro di un paio di secoli l’Abbazia di Sant’Urbano crebbe progressivamente d’importanza, acquisendo un potere politico e religioso sulla circostante Valle di San Clemente, fatto che creò varie frizioni con il vicino Comune di Apiro. Frizioni che esplosero nella prima metà del XIII secolo con l’incendio di parte della chiesa, che fu quindi ricostruita secondo uno stile architettonico e artistico romanico-gotico.

Nel 1810, durante il periodo napoleonico, l’Abbazia divenne di proprietà del demanio, per essere poi ceduta a privati e utilizzata come azienda agricola.

Nel 1978 fu infine donata al Comune di Apiro.

Particolarità della struttura è quella di essere suddivisa su tre differenti livelli connessi tra loro da alcuni scalini. Un primo livello, che doveva ospitare i laici, è quello della navata; un secondo, riservato ai monaci, è quello del presbiterio; mentre il terzo è quello della cripta.

Il fascino dell’Abbazia è dato sicuramente dalla sua apparente semplicità. Molto spazio è lasciato alla pietra viva, e pochi sono gli elementi decorativi. Tra questi è doveroso però segnalare alcuni interessanti capitelli scolpiti con immagini che richiamano l’iconografia cristiana e, soprattutto, frammenti di affreschi del XIV-XV secolo dove è possibile osservare le raffigurazioni di Sant’Urbano, della Crocifissione e della Madonna col Bambino.

 

L’ambiente dell’Abbazia è poi sicuramente avvolto da un alone di mistero, alimentato ulteriormente da quello che è conosciuto come “fenomeno dell’occhio luminoso”. Si tratta di un particolare occhio circolare posto sopra l’abside attraverso il quale, due giorni all’anno – il 25 maggio e il 19 luglio in un orario compreso tra le 7:15 e le 7:41 –, passa un piccolo fascio di luce che va ad illuminare un cerchio scolpito su un pilastro della navata laterale di sinistra. Un evento unico e straordinario su cui sono state fatte teorie e ipotesi, in particolare sul significato del cerchio che riceve la luce.

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