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Collegiata di Sant’Esuperanzio

La Collegiata di Sant’Esuperanzio rappresenta un mirabile esempio di architettura romanico-gotica. Ci troviamo a Cingoli, poco fuori dal centro storico, in quello che è considerato il più importante luogo di culto della città.

Le prime testimonianze sull’esistenza di una chiesa in questa zona sono rintracciabili in un documento datato 24 maggio 1139, dove papa Innocenzo III ribadiva la proprietà del possedimento al Monastero di Fonte Avellana. Fu però nella seconda metà del secolo successivo, quando Esuperanzio, secondo vescovo di Cingoli, fu eletto patrono, che la chiesa cominciò a crescere di importanza, divenendo progressivamente un punto di riferimento del territorio. Proprio in questo periodo fu presa la decisione di ricostruire la struttura, che assunse così l’aspetto architettonico romanico-gotico ancora oggi osservabile.

Dopo un periodo di forte decadimento tra il XVI e il XVII secolo, nel 1764 papa Clemente XIII elevò la chiesa al rango di Collegiata insigne, fatto che diede slancio ad una ripresa della struttura, arricchita nei successivi anni dalla cripta dove furono trasportate le reliquie di sant’Esuperanzio e dagli affreschi della volta realizzati dal pittore fermano Alessandro Ricci, cui si aggiunsero diverse tele e pale d’altare e il bellissimo organo lavorato da Gaetano Callido.

 

La facciata della collegiata si presenta in modo semplice ed austero. Gli unici veri elementi decorativi sono quelli scultorei del bellissimo portale, dove spiccano sull’architrave i simboli dei quattro evangelisti e sulla lunetta sant’Esuperanzio con accanto due angeli. Sulla sinistra si può notare un’iscrizione che certifica la conclusione dei lavori del portale, firmata “maestro Giacomo”, identificato con Giacomo da Cingoli.

Anche l’interno segue i dettami dello stile romanico-gotico. La chiesa si sviluppa seguendo un’unica navata, divisa in sezioni da sei grandi archi a sesto acuto che sostengono il tetto. Nel XV secolo tra i pilastri furono aggiunte diverse cappelle gentilizie, di cui oggi rimangono soltanto due esempi, con degli affascinanti altari a candelabre.

Di grande interesse sono poi i frammenti di affreschi appartenenti ad un ciclo pittorico realizzato tra il ‘400 e il ‘500. Molto ben conservato è quello che raffigura la Madonna col Bambino e i Santi Esuperanzio e Bernardino da Siena, opera di Antonio Solario.

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