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La Villa Imperiale di Pesaro

Se vi trovate nei pressi di Pesaro e avete voglia di fare un tuffo nel passato per immergervi all’interno del ricco ed elegante mondo delle tenute signorili di epoca rinascimentale, non potete perdere l’occasione di visitare la Villa Imperiale.

 

Vi basterà un breve spostamento di pochi chilometri dalla città per ritrovarvi di fronte ad un luogo unico, dove la storia si fonde alla perfezione con il magnifico paesaggio circostante. Dimora extraurbana di alcune tra le più illustri famiglie dell’epoca, la struttura fu costruita per volere degli Sforza ed ampliata successivamente dai Della Rovere.

 

Acquisita alla fine del XVIII secolo dalla famiglia Albani (attuale proprietaria della Villa), si presenta oggi, dopo un oculato lavoro di restauro, come splendido esempio di residenza nobiliare rinascimentale.

Immersa all’interno della rigogliosa e delicata natura del colle San Bartolo, essa presenta i tratti tipici di una sfarzosa tenuta di campagna che, pur mantenendo alcune caratteristiche tipiche dell’edilizia militare medievale, si sviluppa secondo i canoni della villa moderna.

 

Qui la sensibilità artistica – riscontrabile in particolare in alcuni splendidi cicli di affreschi che vi lasceranno senza dubbio affascinati – e la maestria architettonica si sposano felicemente con una natura che abbraccia l’edificio, tanto all’esterno quanto all’interno.

Trovandovi di fronte al bosco circostante, all’edera che si arrampica sui muri e ai curati giardini potreste facilmente farvi un’idea di quelle che, con ogni probabilità, furono le volontà che spinsero all’edificazione della Villa Imperiale: un luogo dedito all’ozio, alle attività all’aria aperta e palcoscenico di celebrazioni e spettacoli.

 

Il tutto ben lontano dalla frenesia cittadina.

Oggi è possibile vivere questa atmosfera attraverso visite guidate che permettono di apprezzare l’edificio nella sua interezza, inserendo le sue bellezze all’interno di un contesto storico ben delineato.

La Villa inoltre si presta ancora occasionalmente, così come nel passato, ad accogliere eventi privati quali matrimoni, convegni o cene di gala.

La storia

Per godere appieno del fascino della Villa Imperiale vi sarà utile un breve riassunto della sua storia e delle vicissitudini di cui fu protagonista nel corso del tempo.

 

Costruita nella seconda metà del ‘400 per volere di Alessandro Sforza, il suo nome si deve all’imperatore Federico III d’Asburgo, che nel 1468, fermatosi in sosta a Pesaro durante uno dei suoi viaggi, fu invitato da Alessandro a visitare il luogo dove sarebbe sorta la villa e a posizionare simbolicamente la prima pietra dell’edificio. La dimora sforzesca fu concepita fin da subito come tenuta di campagna dove dedicarsi all’ozio, ma in questa prima fase non mancò anche un certo riguardo per aspetti di ordine difensivo, come ad esempio l’alta torre o le merlature (successivamente eliminate), elementi ancora fortemente legati all’architettura medievale.

 

Nel 1521 la Villa Imperiale entrò a far parte dei possedimenti del duca Francesco Maria I Della Rovere, che in quell’anno riconquistò il ducato di Urbino. Così nel 1528 cominciò la modifica e l’ampliamento dell’edificio, cui fu aggiunta un’ala – conosciuta appunto come “ala Della Rovere” – da molti considerata l’elemento più spettacolare dell’intera tenuta. I lavori furono affidati all’architetto Girolamo Genga, dietro l’attenta e minuziosa supervisione di Eleonora Gonzaga, moglie di Francesco.

Oltre alle aggiunte architettoniche furono anche previste delle grandi opere di decorazione – tra cui il bellissimo ciclo di affreschi-, comprendenti anche la parte di edificio preesistente e commissionate ad alcuni tra i più grandi artisti dell’epoca.

 

Nel 1631 lo Stato Pontificio ottenne il controllo del ducato di Urbino, e i beni appartenenti ai Della Rovere passarono alla famiglia dei Medici. Per oltre un secolo la villa visse in uno stato di incuria e di inutilizzo, fino al 1763, quando fu utilizzata come luogo di accoglienza per gesuiti spagnoli e portoghesi in esilio. In questo periodo l’edifico fu adattato alle nuove esigenze funzionali e religiose: nello specifico diverse sale furono convertite a celle e oratori e si procedette all’eliminazione di molte decorazioni.

 

I gesuiti rimasero all’interno della struttura fino alla prima metà dell’‘800, anche se nel 1777 il principe Orazio Albani riuscì ad ottenerne la concessione in enfiteusi perpetua da papa Pio VI. Fu così che, proprio per volere della famiglia Castelbarco Albani, durante la seconda metà del XIX secolo iniziò il restauro della Villa Imperiale. In un primo momento molte sale furono riaffrescate dal pittore Giuseppe Gennari, mentre successivamente si tentò, dove possibile, di far riaffiorare gli originali dipinti cinquecenteschi. A partire dagli inizi del Novecento invece il lavoro di restauro interessò nello specifico la rimozione degli elementi aggiunti durante il periodo di permanenza gesuita, in favore della salvaguardia della struttura originaria.

 

Un ultimo ciclo di restauri – resosi necessario a causa del danneggiamento di alcune aree della villa durante la seconda guerra mondiale – fu portato a termine negli anni Settanta, quando alcune delle pitture ottocentesche di Gennari furono rimosse nel tentativo di valorizzare gli affreschi originali e di restituire all’edificio tutto il suo fascino rinascimentale.

A cura di Giovanni Gobbi

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