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La cinta muraria augustea

Le prime mura a contorno della città crescono nel 9 d.C. per volere del primo imperatore Cesare Ottaviano Augusto. All’epoca Fano, essendo uno dei punti principali sulla Via Flaminia, era da poco divenuta ufficialmente una colonia romana con il nome di Julia Fanestris, rendendo necessaria una fortificazione difensiva sviluppatasi lungo questa corposa cinta muraria.

Erette secondo la tecnica dell’opus vittatum, con filari di pietra arenaria disposti orizzontalmente, le mura dovevano estendersi in origine per circa 1700m, intervallate dalla presenza di un numero piuttosto elevato di torrioni cilindrici (otto tuttora intatti) distanti tra loro “un tiro di freccia”.

Due imponenti porte, ancora oggi ben conservate, permettevano l’entrata e l’uscita dalla città. La principale, posta sullo sbocco della Via Flaminia, è quella conosciuta come Arco di Augusto (qui abbiamo parlato di questo imponente monumento e della Fano romana), e rappresentava al tempo il principale ingresso alla colonia.

La seconda, detta Porta della Mandria, era invece una porta minore destinata perlopiù al passaggio degli animali, come indicato dal nome.

Del circuito murario originale circa 500 metri si sono mantenuti in ottimo stato. Un tratto estremamente lungo che, considerandone l’antichità, in Italia è secondo soltanto alle mura della stessa Roma.

L’ampliamento malatestiano

Nel 1357 i Malatesta divennero i signori di Fano. E quando Sigismondo Pandolfo, nel 1432, ottenne il controllo della città, cominciò una grande opera di allargamento dei confini e di riorganizzazione difensiva.

 

Risale ad esempio a questo periodo la Porta Maggiore, posta, anche simbolicamente, davanti al già citato Arco di Augusto; oppure l’imponente Rocca Malatestiana, una delle più antiche fortezze marchigiane costruita intorno alla metà del ’400.

 

In questo importante processo di rifacimento cittadino anche il percorso delle mura subì delle importanti modificazioni. Alcuni tratti del vecchio circuito romano vennero abbattuti, mentre di nuovi, più esterni, ne furono eretti, andando di pari passo con il recente ampliamento della città.

Vitruvio e Fano

Le mura romane di Fano, oltre alla fondamentale valenza storico-culturale, esprimono un importante valore architettonico che rimanda in parte a Vitruvio, il celebre architetto romano attivo anche sotto il principato di Augusto.

 

Nel suo De architectura, famoso testo composto presumibilmente il 29 e il 23 a.C., questo genio dell’antichità, tra le altre cose, parla proprio della costruzione di mura difensive, illustrando alcuni metodi architettonici che secondo lui avrebbero offerto la miglior protezione possibile.

 

Il circuito murario fanese sembra per molti tratti ricalcare tali principi. Un esempio è quello dei torrioni che, seguendo l’idea vitruviana, dovevano essere circolari e sporgere di circa 2/3 rispetto alla linea delle mura, il tutto mantenendo tra una torre e l’altra una distanza precisa che avrebbe garantito un assetto difensivo in grado di fronteggiare al meglio i possibili aggressori.

Ma il legame tra Vitruvio e la città di Fano, ancora oggi in parte avvolto nel mistero, sembra essere più profondo rispetto al semplice richiamo di alcuni elementi architettonici.

Nel De architectura infatti l’architetto parla di un solo edificio da lui direttamente realizzato, la Basilica di Fano.

Nonostante le ipotesi non è ancora possibile dare una collocazione certa a tale struttura, rendendo il rapporto tra questa grande personalità e l’antica colonia Julia Fanestris una affascinante fonte di indagine.

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