
Sulle tracce degli ebrei ad Ancona
Nella settimana in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto, milioni di ebrei furono massacrati dai nazisti nei campi di concentramento, vi presentiamo un percorso molto importanti e da fare, che testimonia la presenza degli ebrei nella nostra regione.
Settantatre anni fa veniva liberato dall’Armata Rossa il campo di concentramento di Auschwitz che significò, per molti, la fine di uno dei momenti più brutti della Storia mondiale. Numerose sono le iniziative che vengono promosse ogni anno da associazioni, Comuni per la giornata della Memoria, il 27 Gennaio, anche nelle Marche. Per questa giornata, e non solo, è doveroso ricordare la presenza degli Ebrei nelle Marche. Un intreccio di culture che arricchisce il nostro patrimonio culturale.
La storia di Ancona e della sua Comunità Ebraica ha origini molto lontane che risalgono a prima dell’anno 1000. Una presenza antica e consolidata all’interno di gran parte del territorio delle Marche. Le numerose testimonianze architettoniche ed urbane presenti nel capoluogo di regione marchigiano hanno fatto sì che fosse possibile costruire un percorso per un museo diffuso: “Chayim, sentieri ebraici“.
Chayim deriva dalla parola “chai” ovvero “vivere” ed è il sentiero museale che fa intrecciare le storie dei personaggi con quelle dei luoghi di Ancona. I luoghi di questo tour sono il Campo degli ebrei, l’antico ghetto e le sinagoghe.
Il campo degli ebrei è uno dei luoghi più importanti. Tra il colle dei Cappuccini ed il Monte Cardeto trovate infatti 178 cippi funerari con iscrizioni ebraiche che risalgono al XV secolo (sono state ritrovate 1058 tra lapidi e cippi. Di queste, solo 735 si trovano ancora nella loro posizione originale). Il cimitero è uno dei più vasti d’Europa (15 mila mq) e si estende in un prato che è proteso, come da tradizione, verso Gerusalemme. Secondo le fonti storiche, il Cimitero, risale al 1428.
Il Cimitero del Cardeto quindi è il luogo in cui “il visitatore può comprendere il significato attribuito alla sepoltura e alla morte da una millenaria tradizione religiosa che considera il cimitero Bel Hachaim, “casa della vita” o “casa dei viventi”. Ciò a sottolineare che il defunto è considerato un vivente tra i viventi e la morte non è un evento drammatico, ma il ricongiungimento dello spirito a quello dei padri” come scritto nel sito della Comunità ebraica.
Questo luogo è di notevole importanza anche da un punto di vista storico, grazie allo studio delle steli: i cognomi che sono scritti ci riportano alle vicende storiche della Comunità ebraica di Ancona. Appaiono cognomi come Cohen e Levi che sono famosi in tutta Europa ma anche come Anau e Gallico che sono legati all’ultima diaspora (quella dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme) o di città, soprattutto spagnole, tipica tradizione ebraica.
Le sinagoghe ad Ancona sono due, quella levantina, costruita nel 1876, e quella italiana, del 1932. La sinagoga levantina conserva la tevà e l’aron (elementi sacri per la religione ebraica) e venne fatto costruire dopo che le truppe pontificie fecero demolire il precedente edificio nel 1860, a pochi giorni dall’Unità d’Italia momento storico che ha messo in subbuglio anche la regione Marche.
La sinagoga italiana, è del 1932 e segue il rito italiano. All’interno trovate miqwè ed un luogo adibito per allestire la sukkà. Anche qui trovate il baldacchino della tevà e l‘aron in argento scolpito che raffigurano le Tavole della Legge. Troverete anche la Menorah il famoso candelabro a sette bracci.
Proseguendo nel percorso si passa alla Biblioteca civica Benincasa dove vi sono documenti unici, come i ketubbot (contratti matrimoniali) nella Pinacoteca civica Podesti trovate due dipinti che testimoniano riti ebraici La Circoncisione del Gentileschi e la Dormitio Virginis di Olivuccio da Ciccarello. Continuando, troverete il Centro di Documentazione Storico Comunale dove potrete vedere l’antico ghetto nelle mappe e molti altri documenti dell’epoca.