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Cosa pensava uno dei massimi esponenti della poesia mondiale del suo dialetto. Ma soprattutto qual è il suo dialetto?

L’autore degli stupendi versi dell’Infinito, il filosofo, il filologo e narratore. Insomma uno dei sommi della letteratura mondiale non poteva esprimere parole dolci per il dialetto, no?!

Come ben sapete Giacomo Leopardi è nato e vissuto nella sua Recanati. Ha vissuto per qualche anno anche in altre città, tra le altre Roma, Bologna, Milano, Firenze, Pisa e Napoli (dove morì). Oltre a dare i natali, la cittadina di Recanati è stata anche il luogo di ispirazione di molte delle sue opere. L’ermo colle, la piazza e numerose citazioni delle poesie provengono proprio dall’ambientazione della cittadina marchigiana alla quale il Leopardi era molto legato. Avendo vissuto gran parte della sua esistenza a Recanati è entrato a contatto con le tradizioni popolari con l’uso ed i costumi dei nostri borghi di quel tempo. Ma soprattutto del dialetto. Ci siamo chiesti, quindi, cosa un letterato di tal portata possa aver pensato del dialetto della sua città.

Partiamo con ordine: il dialetto definito dagli studiosi come una varietà di una lingua oppure come una lingua contrapposta ad un’altra lingua. Poi, c’è da dire una cosa: il dialetto di Recanati del 1800 non è lo stesso dialetto di oggi. In questo caso, il dialetto recanatese sappiamo peraltro fa parte di un piccolo gruppo di dialetti definiti nelle Marche come di “transizione” ovvero delle varianti della zona anconetana e di quelle del maceratese-fermano. E quindi accoglie nella sua lingua tanto influssi di una che dell’altra parte.

Il grandissimo Giacomo Leopardi però, in una lettera datata 1817 e destinata a Pietro Giordani, un famosissimo scrittore piacentino scrisse ciò a proposito del suo dialetto: “Ella non può figurarsi quanto sia bella. È così piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, e non tiene punto né della leziosaggine toscana né della superbia romana, mentre basta uscir due passi dal suo territorio per accorgersi di una notabile differenza, la quale in più luoghi pochissimo distanti, non che notabile è somma”. Insomma dando rilevanza proprio alla sua pronuncia esaltò anche il valore della sua lingua. Un ennesimo atto d’amore per la sua terra.

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