
Paccasassi
Sul menù di qualche locale o tra gli scaffali di una bottega della Riviera del Conero potreste facilmente imbattervi nei paccasassi. Il nome scientifico di questa pianta è Crithmum maritimum, più comunemente conosciuto come finocchio selvatico, ma ad Ancona e dintorni si chiama paccasasso o – ma qualche anconetano potrebbe già storcere in naso – spaccasasso. Un termine dilettale decisamente esplicativo, perché la caratteristica principale della pianta è quella di crescere spontaneamente tra le fessure degli scogli a picco sul mare. Un prodotto particolare quindi, che unisce la sapidità marina alla ruvidezza della roccia.

Piuttosto conosciuto in Europa fin sul finire dell’Ottocento, il finocchio selvatico compare addirittura nel Re Lear di Shakespeare. D’altronde già all’epoca questa pianta era conosciuta per le sue proprietà benefiche, e sembra che i marinai la utilizzassero per prevenire lo scorbuto.
Da tempo parte della tradizione culinaria anconetana, i paccasassi negli ultimi anni sono sempre più diffusi in cucina, e si moltiplicano le aziende che si impegnano nella loro coltivazione (la raccolta dei paccasassi selvatici, specie vegetale protetta, è vietata).
Gli ormai famosi Paccasassi del Conero sono marinati a lungo in aceto di vino e poi conservati in olio extravergine di oliva. Nonostante il gusto deciso, grazie alle sue peculiarità il paccasasso si abbina molto bene con piatti di terra e di mare. Tradizionale l’accostamento con la mortadella, magari all’interno di un bel panino o sopra una pizza.