
Perché si canta “Tu scendi dalle stelle” a Natale
Tutti che parlano di tradizioni ma nessuno che ci spiega da dove deriva questa stupenda canzone.
Dopo l’8 dicembre oramai il Natale è alle porte. Che il Natale stia arrivando lo si vede anche dalle luci che sono presenti in ogni borgo. Nei megafoni di qualche addobbo risuonano canzoni che sono nell’immaginario natalizio di ognuno di noi.
Se vi dovessimo chiedere qual è la canzone più cantata al mondo durante il periodo di Natale? Sicuramente ci rispondereste Merry Christmas (quella che inizia con il “We wish you a merry Christmas” per intenderci) ma in molti di voi già scorgiamo le prime strofe del Tu scendi dalle stelle canto italiano celebre e presente in ogni presepe vivente.
Questa canzone è nota anche come Canzoncina a Gesù Bambino o meglio A Gesù Bambino ed è di antica tradizione. Risale esattamente al 1754 quando il vescovo futuro sant’Alfonso lo rese noto in quel di Nola (in provincia di Napoli). La sua celebrità è arrivata anche nelle Marche. Sono sette strofe in ognuna delle quali troverete sei versi.
Per questo Natale preparatevi bene perché le prime strofe le sappiamo tutti, ma poi spesso e volentieri ci si perde.
Ecco a voi il testo:
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino,
io ti vedo qui tremar;
o Dio beato!
Ahi quanto ti costò l’avermi amato!
ahi quanto ti costò l’avermi amato!
A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano panni e foco, o mio Signore,
mancano panni e foco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m’innamora,
giacché ti fece amor povero ancora,
giacché ti fece amor povero ancora.
Tu lasci il bel gioir del divin seno,
per venire a penar su questo fieno,
per venire a penar su questo fieno.
Dolce amore del mio core,
dove amor ti trasportò?
O Gesù mio,
perché tanto patir? Per amor mio!
perché tanto patir? Per amor mio!
Ma se fu tuo voler il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire?
perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Sposo mio, amato Dio,
mio Gesù, t’intendo sì!
Ah, mio Signore,
tu piangi non per duol, ma per amore,
tu piangi non per duol, ma per amore.
Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor, sì poco amato,
dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto del mio petto,
se già un tempo fu così,
or te sol bramo:
caro non pianger più, ch’io t’amo e t’amo,
caro non pianger più, ch’io t’amo e t’amo.
Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
non dorme, no ma veglia a tutte l’ore,
non dorme, no ma veglia a tutte l’ore.
Deh, mio bello e puro Agnello,
a che pensi? dimmi tu.
O amore immenso,
“Un dì morir per te” – rispondi – “io penso”,
“Un dì morir per te” – rispondi – “io penso”.
Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio
ed altro, fuor di te, amar poss’io?
ed altro, fuor di te, amar poss’io?(***)
O Maria, speranza mia,
s’io poc’amo il tuo Gesù,
non ti sdegnare
amalo tu per me, s’io nol so amare!
amalo tu per me, s’io nol so amare!