
Pergola bronzi dorati da Cartoceto, un tesoro antico da visitare
Un gruppo statuario di epoca romana, a Pergola bronzi dorati da Cartoceto.
Il territorio marchigiano è ricchissimo di reperti archeologici che testimoniano quanto, fin dalle epoche più remote, sia stato abitato da diverse e importantissime popolazioni che si insediarono in svariate zone. Greci, romani e piceni popolarono le Marche lasciandoci un patrimonio storico incalcolabile, una serie di reperti unici accompagnati da tanti dubbi e incertezze ancora da studiare. Non tutti sanno che uno dei ritrovamenti più importanti di provenienza archeologica si trova in provincia di Pesaro Urbino, a Pergola: i bronzi dorati da Cartoceto sono un gruppo statuario equestre di epoca romana composto di due cavalieri, due cavalli e due donne e rappresentano l’unico gruppo scultoreo in bronzo dorato del periodo romano giunto fino a noi.
I ritrovamenti di questo straordinario gruppo risalgono al 1946 quando alcuni frammenti di bronzo dorato vennero ritrovati nella parrocchia di Cartoceto nel comune di Pergola, da allora iniziò un lungo e certosino lavoro di recupero e restauro presentatosi molto difficoltoso per la quantità elevatissima di frammenti, il risultato però fu di eccezionale valore storico. Si tratta con molta probabilità di un gruppo familiare composto in origine da due coppie di figure femminili velate, due cavalieri di alto rango e i rispettivi cavalli riccamente ornati. Il complesso delle sculture costituisce una preziosa testimonianza di come le immagini monumentali fossero, nel periodo romano, simbolo di potere e ricchezza. Una prima teoria identifica il gruppo come appartenente alla famiglia imperiale Giulio-Claudio, secondo questa ipotesi le statue sarebbero state forgiate tra il 23 e il 29 d.C. e distrutte intorno al 30 mentre attualmente si è più propensi a retrodatare il gruppo all’età cesariana, quindi tra il 50 e il 30 a.C. e a identificarlo con una famiglia magnatizia di alto rango in qualche modo legata al territorio marchigiano. Visti gli ornamenti ricchissimi, la tecnica e la maestria dell’esecuzione gli studiosi hanno legato la famiglia dei bronzi dorati a nomi illustri della storia romana, alcuni indizi porterebbero ad un luogotenente di Cesare mentre ultimamente si pensa possa addirittura appartenere alla famiglia di Cicerone.
Il complesso, come accennato, è costituito da due cavalieri, uno – in ottimo stato di conservazione – mostra circa 40 anni che indossa un’uniforme di alto rango nonostante si trovi in tempo di pace da lui stesso sottolineato avendo il braccio alzato come segno di pace appunto; dell’altro cavaliere non restano, purtroppo che pochi frammenti. Anche per le figure femminili lo stato di conservazione è molto diverso, la statua meglio conservata si presenta di età avanzata, vestita con una stola e una palla – una sorta di mantello che copriva anche il capo -, e con un’acconciatura di stampo ellenistico, caratteristica delle donne romane della seconda metà del I sec. a. C. particolare questo che ha portato gli archeologi alla retrodatazione del gruppo. I cavalli sono riccamente ornati nel loro passo incedente, sulle bardature sono riconoscibili le figure di diversi dei tra cui Giove, Venere e Marte.
Rinvenuto fuori da qualsiasi contesto urbano, ma non lontano dall’intersezione tra la via Flaminia e la via Salaria Gallica, fa supporre che il gruppo sia stato volutamente spostato dalla sua collocazione originale, abbandonato in età bizantina forse per una “damnatio memoria” cioè una sorta di cancellazione dalla memoria di una persona o di un’intera famiglia colpevole di un grave reato contro Roma e il Senato Romano. Un ipotesi vuole che il gruppo fosse posto su un basamento in area pubblica, nel Foro, in una delle cittadine romane vicine al luogo del ritrovamento, quindi a Forum Sempronii, Fossombrone, la più vicina, o a Sentinum, l’odierna Sassoferrato dove è attestata l’esistenza di una fonderia per grandi statue.
Il rinvenimento in un luogo isolato e periferico ha contribuito non poco alla contesa fra la cittadina di Pergola e il Museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona relativa al luogo di esposizione di questo importantissimo gruppo di bronzi dorati. Oggi, dopo essere stati lungamente esposti ad Ancona e oggetto di diversi studi e restauri a Firenze, sono visibili nel quattrocentesco ex convento di San Giacomo a Pergola. Il gruppo, protetto da una tenda d’aria che garantisce un microclima ideale per la conservazione di quelle che sono statue uniche al mondo, è l’attrattiva principale del Museo dei Bronzi dorati e della città di Pergola che ospita inoltre una pinacoteca con quadri e opere lignee, una sezione numismatica, una romana e una di arte contemporanea.